Mentre in Parlamento la corruzione e i ricatti di una banda di mafiosi permettevano ancora una volta al signor Berlusconi di conservare la carica di primo ministro, che finora lo ha salvato dalla galera e gli ha fatto guadagnare milioni di piccioli (denaro in siculo-milanese), a Roma migliaia di giovani si scagliavano contro una società che li condanna alla marginalità e alla precarietà perpetua. Oggi, 15 dicembre, è tutta una litania di condanne alla violenza dei giovani, definiti a ruota libera black bloc, teppisti, anarchici, mentre i politologi commentano l'instabilità italiana con astruserie sul governo Berlusconi-Scilipoti. Ma le abituali calunnie sui fantomatici black bloc, così come le pseudoanalisi politologiche, sembrano ormai agli ultimi spasimi. La realtà è a un passo dall'imporsi sulla sua falsa ricostruzione mediatica.
Vi è una rabbia legittima che nessuno può più fermare con le chiacchiere. La gente comune, i giovani, gli anziani, gli italiani, gli extracomunitari, le donne, i cassintegrati tutti stanno male. A Napoli i miasmi dei rifiuti e dalle ruberie hanno fatto scendere in piazza a manifestare anche le casalinghe più pacifiche. A Roma i più scatenati erano gli studenti lanciati all'assalto di poliziotti e carabinieri innocenti (che a loro volta il giorno prima protestavano contro il governo...). La società malgovernata e sempre più diseguale e ingiusta sta esplodendo. E il fenomeno non è solo italiano. In Inghilterra, in Francia, in Spagna, in Grecia si accendono fuochi di rabbia. Non se ne può più di un mondo in cui la ricchezza sconfinata e insopportabile dei pochissimi fa da specchio alla miseria e alla disperazione di tutti gli altri.
Infine questa rivolta avviene in contemporanea con la più grande esplosione di informazioni che la storia abbia mai conosciuto. Il suicidio collettivo planetario, o meglio l'assassinio dell'umanità intera in nome del profitto, è sotto gli occhi di tutti, svelato nei suoi aspetti segreti da Wikileaks, impossibile da nascondere nella vita quotidiana, perchè ha la forma dei cumuli di spazzatura, delle galere che scoppiano, dei morti e dei mutilati sul lavoro, dei giovani uccisi in Afghanistan e altrove in guerre senza senso.
Il declino, la fine del berlusconismo in Italia, è del resto anche la fine dell'illusionismo televisivo. L'acqua è arrivata alle ginocchia e sale inesorabilmente verso la gola di chi ancora sta fermo in poltrona a guardare la TV. Presto il palazzo crollerà e gli uomini diventeranno topi che scappano. Capirlo in fretta e ribellarsi è l'ultima speranza. Il tempo forse è già scaduto, ma non per i nostri ragazzi che ancora oggi e domani lanceranno con ragione pietre e molotov. Chi si spaventa della violenza di piazza è solo un ipocrita che non vede la violenza della quotidianità sfruttata, della vita rubata, del futuro negato.
Nell'immagine in alto: una vignetta di Giorgio Franzaroli pubblicata su Frigidaire n.230 in edicola per tutto il mese di dicembre 2010 e gennaio 2011.
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