La Costa Concordia affondata davanti all’Isola del Giglio era un mostro, un gigante d’acciaio alto 11 piani. Pare che il comandante si sia avvicinato troppo alla costa, quasi una buffonata per vedere le luci del porto. Da qui, sembra, la tragedia: morti, feriti, persone “disperse”, miliardi buttati. Appare evidente l’insensatezza di questi megahotel galleggianti, costruiti solo per sfruttare il desiderio di un breve intermezzo lussuoso di migliaia di poveri impiegati e pensionati.
Ma il pensiero corre anche ad altre navi mostro, come i supercargo che solcano gli oceani. In Nuova Zelanda, su una barriera corallina che è un miracolo naturale da milioni di anni, una superpetroliera, si è fracassata come una noce. Spaccata in due ha rovesciato in mare milioni di litri di petrolio, uccidendo migliaia di animali e cancellando una realtà naturale preziosa e affascinante.
Naufragi, fatalità, colpe, cosa importa di fronte a queste notizie l’analisi dettagliata del singolo evento? Nulla. Contano le cifre globali, la loro frequenza sempre più incalzante.
In parallelo con queste cronache drammatiche leggiamo che le agenzie di rating hanno declassato l’Europa quasi per intero. La Francia non ha più la celebre tripla A, l’Italia è finita in serie B. Gli speculatori fanno i conti del rischio e buttano giù il vecchio continente come una nave usata, che non reggerà alle tempeste della concorrenza.
Sembrano realtà lontane, ma a ben vedere non sono così distanti. L’una è lo specchio dell’altra, facce diverse di un unico sistema assurdo. Mentre la corsa al profitto getta in miseria milioni di persone, uragani e scogli invisibili ridicolizzano la superbia tecnologica, azzerano la pretesa sicurezza delle centrali nucleari, riducono in polvere le torri di Babele consumistiche.
La catastrofe del Giglio ci ammonisce sul fatto che, volenti o nolenti, siamo imbarcati su un immenso Titanic planetario, guidato da capitani incapaci e distratti. La scelta è aspettare il naufragio finale oppure correre in plancia e fermare le macchine. Ciascuno decida per sé, ma ho l’impressione che, se non ci diamo una smossa, presto la natura deciderà per tutti.
Nelle immagini: le copertine di Frigidaire n.240 e de Il Nuovo Male n.4 in edicola da mercoledì 18 gennaio 2012 e una vignetta di Giuliano (pubblicata su Il Nuovo Male n.4)
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