Le proteste della popolazione della Val Susa contro la TAV durano da venti anni, giusto da quando fu lanciato il progetto di questo supertreno che doveva bucare le Alpi. Già allora le obiezioni contro il fantaprogetto costosissimo erano perfettamente fondate e avrebbero dovuto essere accolte. Ma gli ultimi governi della prima repubblica, così come tutti quelli della seconda: Ciampi, Berlusconi, Dini, Prodi, D’Alema, Amato, Berlusconi, Prodi, Berlusconi e adesso Monti hanno “tirato dritto”, come usa dire, ovvero hanno continuato a procedere come nulla fosse. Certo hanno anche fatto finta di trattare, hanno modificato lievemente il tracciato, corrotto un po’ di sindaci, promesso “compensazioni”, ma la sostanza dell’operazione è rimasta intatta. Inutilmente i No Tav hanno certificato che il traffico di passeggeri e merci su quella linea si è ridotto clamorosamente invece di crescere come prevedevano gli “esperti” governativi nel 1991. Invano scienziati e ambientalisti hanno denunciato i pericoli di inquinamento da uranio e amianto. A nulla sono valsi gli appelli a salvare quello che resta di un paesaggio alpino già deturpato da linee ferroviarie, autostrade e tubi giganteschi. Niente: la Tav, secondo questo e i precedenti governi, a giudizio del Pdl e del Pd, della Lega e dell’Italia dei Valori, s’ha da fare. Lo dice Alfano e lo ripete Bersani, lo sostiene Di Pietro e gli fa eco il leghista Cota. E naturalmente il milionario Rutelli, con tutti i Lusi dietro, è d’accordo, così come il bel Caltagirone-Casini e l’aceto Fini. E’ il nuovo Arco Anticostituzionale italiano, che esclude solo la sinistra (più o meno…) ancora viva (Rifondazione, la Sel, la Fiom), ma include pienamente la destra del gerarca Storace. Ma perché tutta ‘sta gente di merda vuole la Tav? Certo i soldi, direte voi, gli appalti, gli affari, gli imbrogli, la ‘n drangheta, la mafia, la camorra, la sacra corona unita, certo, certo, ma non è la sola spiegazione. Ce n’è un’altra, più sottile, meno evidente, più pericolosa da smascherare. E’ quella che non li fa suicidare subito, che non gli fa sporcare lo specchio di sputazzate appena ci si rimirano, è la loro ideologia, la loro falsa coscienza. Questi autisti politici ubriachi sono convinti che bisogna favorire “lo sviluppo” costi quello che costi. Per loro il consumo progressivo di ogni risorsa terrestre, la distruzione delle montagne e del mare, della terra e dell’aria, l’avvelenamento da amianto o da uranio, sono indispensabili tappe dello sviluppo. Per questa massa vociante e incassante (prebende, tangenti ecc.) il compito dell’umanità non è vivere felice, ma svilupparsi. Sempre avanti. Verso dove? Loro non lo sanno e non si pongono neppure il problema. Perciò dobbiamo dirlo noi, gridarglielo nelle orecchie fino a bucargli i timpani. Il loro agognato sviluppo infinito è una corsa cieca, ad Alta Velocità, verso la morte. Forse siamo già oltre il punto di non ritorno. Sicuramente prima lo fermeremo e meglio sarà.
Nelle immagini: le copertine di Frigidaire n.241 e de Il Nuovo Male n.5 in edicola (marzo 2012), e l'opera di Delucchi-Navarra-Bruegel "La parabola dei ciechi" (1568-2012), pubblicata su Frigidaire n.240.
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