Jean Giraud, Moebius, è morto: una notizia tristissima per chiunque ami l’arte, il disegno, la fantasia creatrice di mondi. E’ stato un disegnatore geniale, un inventore di forme, una matita di Dio, un poeta della linea. Lo conobbi personalmente in una remota edizione della fiera di Lucca, quando venne allo stand di Frigidaire per complimentarsi con noi. Era già un mito, ma portava questa sua celebrità con la leggerezza dei veri maestri. Naturalmente lo ammiravamo moltissimo. Ma la sua fantasia ci sembrava appartenere a una stagione precedente, quella del fantasy sfrenato e affascinante di Metal Hurlant. In ogni caso mi resta il rammarico di aver rifiutato l’offerta di pubblicare gratuitamente nel 1981 la sua storia di Blueberry, proposta fattami da Salvi, all’epoca editore dell’Echo de Savannes. Non che non apprezzassi il segno meravigliosamente leggero di quell’avventura, ma pensavo che i nostri fumetti erano su tutt’altra lunghezza d’onda, racconti duri di un presente iperreale anche nelle sue proiezioni futuristiche, come Zanardi, Ranxerox, Primo Carnera, storie ardite come quelle di Caro o di suprema parodia formale come le sequenze di Mattioli. Blueberry mi pareva rispetto a noi una deviazione nell’avventura che rischiava di inquinare la costruzione dell’identità stilistica del nostro progetto. Oggi, dopo aver attraversato mille oceani e aver allargato i nostri orizzonti fino a includervi interi panorami stilistici nuovi, quel rifiuto mi dispiace non solo come un’opportunità editoriale mancata, ma perché ci ha privato di una presenza avventurosa di altissima qualità. Comunque oggi Moebius è nel Paradiso degli Artisti. E posso solo sperare che partecipi con Tamburini, Paz, Ecke, Topor e altri compagni perduti lungo la strada a un Frigidaire eterno e meraviglioso, al quale prima o poi, comunque il più tardi possibile per far dispetto agli infami vaurani che mi vorrebbero già morto, mi aggregherò in tutta modestia anch’io.
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