La cultura dell’odio
di Vincenzo Sparagna - 20-3-2013
Quello che più addolora nello scenario politico italiano è la cultura dell’odio, alimentata da un bipolarismo bastardo fondato sull’eliminazione dei nemici, formalmente chiamati avversari, ma di cui in realtà si auspica la scomparsa. Questa cultura dell’odio ha avuto tra i suoi principali promotori il cavalier Berlusca, i suoi giornali (Libero e Il Giornale) e le sue TV, ma troppo spesso è stata assimilata come un veleno sottile anche dal fronte opposto. Per anni, mentre a destra si lanciavano incredibili campagne contro un comunismo inesistente, a sinistra si identificavano tutti i mali dell’Italia con Berlusconi e la sua banda di arrampicatori senza scrupoli.
Questo conflitto ha oscurato il fatto che la malattia profonda che fa boccheggiare oggi non solo l’Italia, ma il mondo intero, non è la cattiveria di questo o quel soggetto, ma la malvagità intrinseca del sistema capitalistico nel suo insieme, di cui purtroppo tutti siamo vittime. Questo sistema, che si fonda sul principio atroce dell’homo homini lupus, non può essere cambiato sostituendo una persona con un’altra, poiché non dipende dalle scelte di questo o quel governante. L’unica via per modificarlo è partire dai bisogni comuni degli esseri umani, dai diritti inalienabili. Al conflitto va preferita la cooperazione, alla competizione la solidarietà. Si tratta insomma di riscoprire quello che ci unisce e non quello che ci divide. Sembra un principio semplice, ma si sa che la semplicità è la cosa più complicata da raggiungere. Non dobbiamo cercare una giustizia vendicativa dei torti passati, ma un equilibrio che impedisca i torti di oggi e di domani. E questo vale anche per le bordate di odio contro tutti che vengono dal milionario Grillo e dai suoi incazzatissimi seguaci. Tagliare la testa ai tiranni è sempre stata la via attraverso la quale sono state create nuove forme di tirannia. Per chiudere con la società dell’individualismo cieco bisogna dunque prima di tutto liberarsi dall’odio per chi ci ha governato o sgovernato finora. Gli oppressori non sono da compiangere meno degli oppressi, perché quello che è mostruoso è il principio dell’oppressione in sé, che disumanizza tutti. Ora mi direte che l’aveva già detto secoli fa un certo Gesù Cristo. Infatti è così, è allora? Non era l’ultimo dei cretini!
Vignetta di Fabrizio Fabbri, pubblicata su IL NUOVO MALE n.12.
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