Il primo marzo 2010 verrà certamente considerato una data storica, perché per la prima volta hanno proclamato uno sciopero e organizzato manifestazioni di protesta i lavoratori e le lavoratrici straniere in Italia.
Si dice, da parte dell’ala neorazzista del ceto politico, che si è trattato di una controprova dell’invasione straniera da respingere, mentre l’ala sedicente riformista della politica italiana sostiene che lo sciopero è stato un fatto positivo perché ha evidenziato l’utilità del lavoro degli stranieri per la nostra economia. Così mentre sale lo schifo per le posizioni neorazziste berlusconiane e leghiste, un brivido amaro ci coglie anche a leggere le dichiarazioni dei “riformisti”. Infatti in questo furbo sostegno “democratico” a una iniziativa nata dal basso cogliamo il sapore amaro di una profonda, inconfessabile ipocrisia. Perché l’idea stessa che le migrazioni dai paesi poveri a quelli ricchi siano accettabili solo se la cosa è utile ai più ricchi è non solo barbaramente cinica, ma stupida. Viviamo in un mondo dove il libero confronto e incontro tra popoli e culture è l’unica via per impedire la guerra di tutti contro tutti e l’autodistruzione della civiltà. Non c’è utilità o in/utilità che possa fermare questo processo.
Ecco allora che la giornata di oggi assume un valore particolare. Non è l’affermazione di una “utilità” è la rivendicazione di un diritto basilare. Quello di essere quello che siamo, ovvero figli della stessa terra, chiamati ad aiutarci vicendevolmente per la salvezza di tutti.
E’ la missione dell’homo sapiens, cui ogni cosa è permessa salvo comportarsi da stupidus.
Vignetta di Giorgio Franzaroli.
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