Voltagabbana all'italiana
di Vincenzo Sparagna - 21-9-2013

Il voltagabbana italiano non è come quello di altri paesi, è diverso, per tradizione, ambiente, cultura.
Potrei fare numerosissimi esempi, storici e attuali. Evito i primi, altrimenti dovrei partire dai tempi di Romolo e Remo e arrivare fino al ripudiato (sotto le bombe) Mussolini, che pochi anni prima, quando il generale Graziani gasava gli africani, era venerato come fondatore dell’Impero.
Vorrei parlare del voltagabbanesimo contemporaneo, che è una vera metastasi sociale, cominciata con l’ipocrita bufera di Tangentopoli. Fu allora che quasi tutti i politici di destra e di sinistra si iscrissero di corsa all’immaginario “partito degli onesti”, in cui confluirono ladri di ogni razza, avventurieri del nord, mafiosi del sud, massoni coperti e scoperti, avvocati di cappa e di grido. Da allora è stata una corsa sfrenata a chi voltagabbanava di più. Comunisti, democristiani, socialisti, missini, repubblicani e radicali di sicura fede sono diventati secondo le proprie convenienze gialli, rosa, neri, verdi, arancioni, azzurri, rossi, multicolori. Ex barricaderi si sono trasformati in teletrasportatori d’opinione (manipolata). Sorridenti ragionieri incapaci di ragionare sono diventati giornalisti “liberi” al servizio di più padroni. Uno di loro, un corpulento cavallerizzo scudiero di un cavaliere puttaniere, si è perfino proclamato, tra una piroetta e l’altra, portabandiera delle mutande! Questi esempi sciagurati hanno guastato pure le generazioni successive. L’intera società è oggi invasa dal virus voltagabbano: dalla Sede dell’Altissimo fino alla Villa del Bassissimo, dalle parrocchie alle discoteche, dalle partite truccate ai partiti taroccati. A rafforzare il fenomeno ci si è messa d’impegno anche la Comunicazione Imperiale che rende celebri i voltagabbana più repellenti, crea neologismi ad hoc (scilipotismo, grillismo, renzianesimo), trasforma i più infami opportunismi in sofferte evoluzioni ideali. Come un tarlo che divora il mobile più pregiato, avanza in questo modo il genocidio etico di tutti quelli che voltagabbana non sono. Per questo dico: fermatevi una buona volta saltimbanchi senza banchi, attricette e attorini! Basta scambiarvi i ruoli! Che A interpreti A, B faccia B (CC, DD, ecc.)! Date un senso alla vostra commedia (che è la nostra tragedia) o chiudete il sipario! L’incasso l’avete preso, le gabbane le avete già voltate e rivoltate cento volte. Non c’è più tempo e spazio per altre giravolte, salvacondotti, giochetti di prestigio. Per interrompere l’orrendo spettacolo di cui siete protagonisti presto potrebbero volare le uova marce.

Vignetta di Ugo Delucchi, pubblicata su IL NUOVO MALE n.8 (giugno 2012).

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