La rivoluzione non è finita
di Vincenzo Sparagna - 8-7-2013
Il 14 luglio del 1789, esattamente 224 anni fa, il popolo di Parigi in rivolta assaltava la Bastiglia e la riduceva in cenere.
La fortezza, posta nel cuore della capitale francese, era l’odiata prigione politica dell’ancièn régime e il giorno della sua caduta è la data simbolo della Rivoluzione Francese. In Francia è festa nazionale, in Italia lo ricordano con unaloro festa originale i cittadini della immaginaria REPUBBLICA di FRIGOLANDIA, fondata da FRIGIDAIRE a Giano dell’Umbria.
La nostra non è solo una celebrazione, è un atto simbolico, una indicazione di continuità, poiché, come abbiamo scritto molte volte su FRIGIDAIRE e IL NUOVO MALE, la vecchia Bastiglia non c’è più, ma tante nuove Bastiglie ci minacciano. Alcune sono carceri peggiori dell’originale, si pensi all’extraterritorialità di Guantanamo, ma la maggior parte sono prigioni invisibili in cui siamo risucchiati come molluschi catturati dai tentacoli di un polpo gigante. Queste nuove Bastiglie si chiamano mercati, istituzioni finanziarie, multinazionali, G7-8-20. Oppure sono ideologie laiche e religiose che rendono schiavi i loro seguaci. Rispetto al nero castello merlato in cui era segregato il perverso e geniale marchese De Sade, le attuali cittadelle del male hanno un aspetto asettico, astratto, postmoderno, spesso anche invitante. Il loro fondamento brutale è dissimulato, la violenza sembra un involontario effetto collaterale, la guerra viene chiamata pace ecc. La verità è che nel 1789 la rivoluzione contemporanea è solo cominciata. Dopo due secoli di massacri, liberazioni dal colonialismo, insurrezioni perdute e genocidi, al culmine di uno sviluppo vertiginoso del capitalismo su scala mondiale, la santa trinità laica della rivoluzione francese (“libertà, eguaglianza, fratellanza”) è ancora un ideale molto difficile da realizzare.
Allora dico: “Pronipoti di Robespierre, di Marat, di Danton, mille sono ancora le Bastiglie da radere al suolo! Il 14 luglio è un semplice promemoria: ricorda l’inizio della sfida tra l’umanità e il suo destino. Per non perderla bisognerà aggiungere all’audacia e all’integrità dei Saint Just tempeste di entusiasmi, grattacieli di intelligenza e montagne di pazienza”.
Vignetta di Ugo Delucchi, pubblicata su IL NUOVO MALE n.3 (dicembre 2011)
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