Una testa, un voto
di Vincenzo Sparagna - 22-1-2014
Sono passati 60 anni, ma qualche vecchissimo militante della sinistra ancora ricorda la lotta contro quella che nel 1953 venne chiamata “legge truffa”. Era la pretesa democristiana di introdurre un premio di maggioranza che avrebbe assicurato seggi aggiuntivi al partito vincente. Contro la truffa, comunisti e socialisti si batterono allo spasimo riuscendo infine a bloccarla. Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti della politica. Ormai sono venti anni che la democrazia rappresentativa è tramontata, e non solo per colpa di Berlusconi. Il fatto è che al posto dell’idea di rappresentanza si è affermata, fino a diventare un feticcio, l’idea della “governabilità”. In suo nome sono stati escogitati sistemi elettorali pensati per realizzare il cosiddetto bipolarismo, che avrebbe dovuto assicurare l’alternanza al governo di una destra e una sinistra entrambe convinte della inviolabilità delle leggi economiche, ovvero del mercato capitalistico, unico padrone dei nostri destini. Inseguendo la governabilità, prima è stato inventato il mattarellum, che già cancellava gran parte delle possibilità di scelta dei cittadini, poi Berlusconi & C. hanno varato il famigerato porcellum, che solo dopo ben otto anni di silenzio, la Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionale. In questi venti anni postdemocratici il bipolarismo ha inquinato la politica, creato campi nemici inconciliabili ma in fondo estremamente simili, prodotto inciuci e trasformismi, coalizioni d’interesse e leader senza altra ambizione che l’occupazione del potere. Infine nelle ultime elezioni si è imposto, con l’esplosione del populismo grillino, uno strano tripolarismo (anch’esso drogato da sbarramenti e premi di maggioranza) che ha reso la stessa governabilità una autentica chimera. Come se ne uscirà? Nessuno lo sa. Anche perché tutti i protagonisti politici di questa seconda repubblica in perpetua agonia escludono ogni ritorno al vecchio metodo proporzionale con preferenze e vogliono conservare un sistema bipolare, che tale non è più, essendovi almeno un terzo polo. Siamo dunque al paradosso del bipolarismo tripolare. Un mostro rispetto al quale la prima repubblica era un modello di equilibrio e stabilità. Allora, mentre il mondo ha appena celebrato la memoria del grande Madiba, è forse utile ricordare come al centro della sua lotta contro le divisioni tra razze e etnie in Sud Africa, c’è sempre stato il principio rivoluzionario “una testa, un voto”. Ancora oggi, credo, è l’unica via per avere un Parlamento davvero rappresentativo, capace di esprimere, solo dopo il voto, coalizioni di governo fondate sulla reale volontà popolare.
Vignetta di Giuliano, pubblicata su IL NUOVO MALE n.16 (novembre 2013).
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