L'illusione delle piccole patrie
di Vincenzo Sparagna - 4-06-2014
Di fronte alle insopportabili diseguaglianze e all’impoverimento provocato in molti paesi dalla globalizzazione capitalistica, cresce in Europa la tentazione di tornare ai nazionalismi del secolo scorso, o anche più indietro, ai governi regionali, ai principati, alle signorie, alle repubbliche marinare. L’idea alla base di questi progetti è che restringendo i confini ci si possa difendere dalle ingerenze esterne e competere meglio nel mercato globale. Ma questa idea è profondamente sbagliata, sia perché accetta il principio della competizione che è alla radice delle crisi attuali, sia perché la mondializzazione del capitale è un processo irreversibile e ogni autarchia è destinata a fallire.
Il recupero di piccole porzioni regionali o nazionali di sovranità non sarebbe neppure utile alla difesa di quelle specificità storiche che solo nel confronto sempre più aperto con il mondo intero possono affermarsi e crescere. In realtà l’unica via per contrastare la globalizzazione è condurre una lotta su due fronti, che sono del tutto complementari. Il primo è la difesa culturale delle identità diverse contro il pensiero unico e l’omogeneità imposta dal mercato.
L’altro è la partecipazione attiva a costruire un nuovo modello di integrazione sovranazionale che trasformi la globalizzazione fondata sulla concorrenza in cooperazione solidale. L’uscita dall’orrore di un mondo dove i capitali e le merci schiacciano gli esseri umani, si raggiunge non alzando nuove barriere, ma cercando di abbattere tutte le frontiere. Certo gli ostacoli sono immensi. Perché come reazione alla globalizzazione si sono moltiplicati all’infinito gli assolutismi ideologici e i fanatismi religiosi e razziali mentre l’unico vero nemico dei popoli è la concentrazione della ricchezza nelle mani di gruppi guidati solo dalla logica del profitto. Nella lotta mortale contro queste anonime aristocrazie del capitale dividersi secondo le vecchie tribù nazionali o religiose è un disastro. Per questo le “piccole patrie” non sono la soluzione, ma l’ultimo inganno di un mondo pericolosamente avviato verso il disastro civile e ambientale. Per salvare l’umanità e la terra è meglio ricordare il verso di un antico canto anarchico: “nostra patria è il mondo intero, nostra legge la libertà”.
Immagine di Gianni Cossu, pubblicata su FRIGIDAIRE n.240 di gennaio 2012.
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