Il vigile urbano
di Vincenzo Sparagna - 19-2-2013
"Se ci sarà da mettere insieme Monti e Vendola sarò io a dirigere il traffico”. Il vigile urbano in questione è Pierluigi Bersani, l’unico candidato premier che, viste le assurde regole del porcellum, ha la possibilità di fermare lo scombinato quanto pericoloso esercito elettorale berlusconiano. Il paradosso della postdemocrazia italiana, prigioniera dei mostruosi premi di maggioranza e delle liste bloccate, è tutto qui. Ormai votare per un partito o per l’altro non è più una scelta determinata dalla vicinanza a un programma o a un candidato, ma dipende da quello che un mesto realismo chiama “il meno peggio”. Perfino il voto di protesta ha oggi una sua forma obbligata: o Grillo, con le sue sparate iperpopuliste, o niente. Il 24 e 25 febbraio gli italiani sono chiamati dunque a un rito che non ha più nulla di democratico. Votare l’ex magistrato Ingroia può far vincere (specie al Senato) Berlusconi. Votare il vigile urbano Bersani o il bravo Vendola può aprire un varco a tutti i montezemoli d’Italia. Votare Grillo esprime solo un rumoroso e impotente vaffanculo a tutti. Infine non votare significa semplicemente lasciare ad altri il compito di decidere del nostro infelice destino. Chi ci ha condotto a questa tragica impossibilità di scelta? Tutti e nessuno. Perché quello che da venti anni rende così odiosa la sedicente seconda Repubblica è la sua ideologia, ovvero i due miti fondamentali del bipolarismo e della governabilità, che hanno trasformato il Parlamento da espressione relativamente fedele della società in uno specchio deformato abitato da mostri nominati dall’alto e votati obtorto collo. Per questo, comunque vada, sarà una fregatura (e speriamo non una tragedia…). Come ripeteva spesso Bartali ed io con lui: “l’è tutto da rifare!”.
Vignetta di Ugo Delucchi (FRIGIDAIRE e IL NUOVO MALE)
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