Machiavelli e Mattarella
di Vincenzo Sparagna - 31-1-2015
Dopo manovre e manovrine, depistaggi e scommesse, nomi improbabili o minacciosi (tra i quali l’odiato Amato, il peggiore di tutti), il giovane Machiavelli fiorentino Renzi ha messo a segno un bel colpo con l’elezione alla Presidenza della Repubblica di Sergio Mattarella, fratello di quel Piersanti assassinato dai mafiosi. Su IL NUOVO MALE n.21 in edicola la nostra Antonella Della Rovere, analizzando l’elenco dei papabili, lo aveva definito giustamente: “Rarissima figura di democristiano siciliano senza rapporti con la Mafia”. La sua nomina è dunque una buona notizia e bene hanno fatto le confuse minoranze del PD, Vendola e alcuni dei fuoriusciti cinquestelle a sostenerlo sin dal primo momento. Chi è stato messo all’angolo è invece il noto pregiudicato di Arcore e la sua frantumata Forza Italia, mentre gli opportunisti alfaniani sono stati costretti ad arrendersi dopo un inutile fuoco di sbarramento, leghisti e neofascisti hanno votato l’orrendo Feltri (l’uomo del “metodo Boffa”) e i cinquestelle ancora fedeli al duo comico/tragico di Grillo e Casaleggio hanno confermato la loro inguaribile cecità politica. L’elezione di Mattarella ha pure smentito senza appello i tanti complottisti di professione (da Travaglio in giù) che dietro l’ormai mitico “patto del Nazareno”, incuranti della già triste realtà, ipotizzavano compiaciuti i più loschi inciuci.
Vuol dire forse che siamo nel migliore dei mondi politici possibili? Assolutamente no.
Le riforme avviate da Renzi, un po’ sostenute un po’ subite da Berlusconi, sono discutibili e da ri/discutere; la politica economica è ancora dettata nel suo insieme dalle infernali regole capitalistiche che non modificano i rapporti sociali, ma li consolidano a danno degli oppressi e dei marginali; i lavori del TAV procedono contro l’ambiente, gli abitanti della Val Susa e il buon senso; il proibizionismo sulle droghe produce disastri e le mafie inquinano in alto e in basso le istituzioni e i commerci; la sfida mortale del terrorismo islamista non è stata nemmeno ancora capita ed è ben lungi dall’essere vinta. Di questo bisogna essere ben consapevoli. Ma dobbiamo anche riuscire a distinguere e cogliere i mutamenti positivi nel cielo della politica, che vengano dalla Grecia di Syriza, dalla Spagna di Podemos, o dall’Italia non mafiosa. E allora, essendo appena scampati al pericolo di un Presidente fantoccio, magari indulgente verso cavalieri criminali e golpisti mascherati, rallegriamoci della salita al colle di Mattarella, “rarissimo democristiano siciliano non mafioso”. Non a caso il suo primo gesto, appena dopo l’elezione, è stata la visita alle Fosse Ardeatine, luogo che ricorda a tutti la ferocia del nazifascismo ed è un ammonimento attualissimo contro la minaccia del neonazismo religioso che arriva da oriente sotto le bandiere nere dell’integralismo musulmano.
Vignetta di Giuliano, pubblicata su IL NUOVO MALE n.17 (gennaio 2014).
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