La guerra religiosa
di Vincenzo Sparagna - 5-4-2015
La terribile strage degli studenti cristiani del campus Garissa in Kenya da parte di un commando di shabab somali dimostra che l'offensiva del terrorismo islamico è in pieno svolgimento. Dopo gli attacchi omicidi di Sidney, Copenhagen e Parigi, la distruzione di chiese e villaggi cristiani in Nigeria, il genocidio religioso e culturale dell'Isis in Siria e Irak, il massacro nel Museo del Bardo a Tunisi, questo crimine è l'ennesimo episodio di una sfida bellica di nuovo tipo che le società civili e le cupole politiche occidentali fanno fatica a capire e contrastare. Il fatto è che gli estremisti sunniti, dal Pakistan all'Africa, in nome dell'Islam, visto come unica e giusta legge divina da affermare ovunque con la forza e l'astuzia, hanno dichiarato guerra a tutte le altre fedi religiose o civili. Purtroppo per chi si ostina a voler vedere dietro ogni fenomeno sociale una logica economica razionale, come la difesa di interessi, di territori ecc. l'esistenza di una vera guerra religiosa in pieno XXI secolo è un'assurdità inaccettabile. Così ogni giorno leggiamo dotte analisi sulle cause strutturali che starebbero dietro questa guerra: l'eredità del colonialismo, le vecchie e nuove politiche imperialistiche, il petrolio ecc. Tutte cose vere e anche giuste, ma che oscurano il cuore del problema attuale. Vale a dire l'esistenza di un fanatismo religioso neomedioevale e postmoderno che si alimenta di se stesso e non obbedisce a nessuna logica diplomatica, statuale o rivoluzionaria, ma a un presunto comandamento divino. Si può discettare quanto si vuole delle cause che hanno favorito la nascita di questo nuovo fanatismo, ma esso è una realtà oggettiva. Anche l'ossessione antisemita e nazionalista di Hitler aveva cause complesse e fu certo favorito dalle dure condizioni imposte alla Germania dopo la prima guerra mondiale, ma poi il nazismo prese una sua dimensione ideologica autonoma che, per quanto assurda, lo portò a praticare la soluzione finale per ebrei e rom, e a tentare di rendere schiavi gli slavi e altri popoli supposti inferiori. Questo, tornando a oggi, vuol dire che siamo bersaglio di una guerra totale e che in questa guerra come in quella al nazismo non sono ammesse furberie e compromessi pseudopacifisti, comunque mascherati. Ricordo a quanti si appellano a un pur esistente Islam moderato che finora nessuno dei 57 paesi islamici presenti all'Onu ha sottoscritto la dichiarazione universale dei diritti dell'uomo perché la considera in contrasto con il Corano. Infine, pensando a quanto sia vasto e vario il fronte islamista radicale, vorrei dire ai tanti generosi, ma spesso ingenui filopalestinesi nostrani che i sunniti combattenti di Hamas e della Jihad sostenuti da Turchia e Arabia Saudita, come gli sciiti Hezbollah armati dall'Iran, per ragioni in ultima analisi religiose, non vogliono ottenere uno Stato palestinese indipendente da Israele, ma la distruzione di Israele stessa, considerata Palestina occupata. Cosa che, oltre tutte le scelte sbagliate o avventuriste delle destre israeliane, è l'unico vero ostacolo alla pace in Medio Oriente. Naturalmente le prime vittime dell'attuale guerra religiosa globale sono le stesse popolazioni palestinesi, arabe, afghane, pakistane o persiane. Tuttavia questo accade perché sono ancora ipnotizzate da un'ideologia che le rende totalmente sottomesse a una presunta volontà di Allah (che coincide sempre con quella dei loro capi religiosi). Infine è vero che sciiti e sunniti si stanno combattendo tra loro nello Yemen, in Siria e in Irak, ma credere di eludere o risolvere il conflitto mortale con l'estremismo salafita degli shabab, dell'Isis o di Boko Haram ecc. facendolo combattere solo dall'integralismo sciita degli ayatollah, sarebbe per noi e per l'intero pianeta un tragico errore. Verrebbe proprio da dire: che Dio ci assista!
Vignetta di Fabbri, pubblicata su IL NUOVO MALE n.22 (marzo 2015).
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