FRIGIDAIRE
IL NUOVO MALE
VINCENZO SPARAGNA
FRIGOLANDIA
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FRIGOLANDIA: Museo e redazione di FRIGIDAIRE e IL NUOVO MALE, rivista di satira diretta da Vincenzo Sparagna. Coordinamento e grafica Maila Navarra
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La scuola in rivolta e il '68
di Vincenzo Sparagna - 26/10/2008

Si sprecano in questo periodo di crescenti lotte studentesche e di rievocazioni storiche i paralleli tra il movimento attuale nelle scuole e quello che esplose nel breve ciclo di anni che precedettero e seguirono il ’68. Questo benedetto anno viene evocato come una oscura minaccia di barbarie ancora presente, una sorta di delirio fanatico che colpì (e potrebbe ancora colpire) la meritocrazia, avvilendo la disciplina e l’insegnamento. La destra combatte questa minaccia con il voto in condotta e sproloqui contro il maledetto ( e cosiddetto) “egualitarismo”.La ex sinistra ci tiene a precisare che, questa volta, il movimento di protesta è pacifico e coinvolge anche il corpo docente, il personale scolastico, i vigili urbani, i pompieri, i comuni, le province e le mamme.
Ora, saltando pari pari qui, per comodità di esposizione, il problema dei tagli profondi alla scuola pubblica operati dall’attuale governo, e quindi dando per scontata la profonda indignazione che provoca questa specifica pseudoriforma, vorrei fare alcune considerazioni sulle suddette paure, minacce e colpe storiche di quel famoso “movimento del ‘68”.
Non per amore della “verità storica”, che, come diceva Karl Lowith, è sempre assai relativa e di cui poco importa a me, come immagino ai miei ipotetici lettori e lettrici. Ma perché dietro l’esecrazione per il ’68 e il suo “folle egualitarismo” si nasconde una minaccia inquietante per il futuro di tutti.
La minaccia è contenuta nell’idea, condivisa sia da destra che da sinistra, che la scuola debba essere “meritocratica” e “produttiva”, che debba cioè selezionare sulle diverse caselle della scala sociale i giovani, in modo che essi possano occupare i ruoli che li aspettano già pronti nella nostra bella società. Corollario a questa teoria dell’efficienza scolastica (al servizio del sistema dominante) è l’altra tesi secondo cui il “privato” funziona meglio del “pubblico” e che dunque la scuola stessa debba relativamente privatizzarsi, lasciando al settore pubblico la “massa” e al settore privato le vere “elite”.
Ora queste due tesi (che credo siano alla base anche della pseudoriforma della tagliatrice di costi Mariastella Gelmini) sono entrambe mostruosamente sbagliate e stanno producendo da anni inenarrabili disastri nell’intero sistema dell’educazione italiana (ma non solo).
Il periodo della scuola (a partire da quella materna) e dell’università, non è infatti solo importante per l’apprendimento di tecniche e “saperi”, è anche il ciclo della scoperta del mondo da parte dei giovani che lasciano velocemente l’infanzia per entrano nella vita piena e consapevole.
Allora l’idea che li attende un mondo ordinato, nel quale devono solo cercare un “posto” ben pagato (accumulando crediti e non debiti…), è la prima gigantesca menzogna che gli viene propinata. Incapaci di godere della propria attività se non in funzione dei soldi, essi non riescono a prendere in mano e vivere con gioia il proprio destino.
D’altra parte questa menzogna colossale stride con le guerre, lo sfruttamento, i genocidi, le ingiustizie planetarie, l’avvelenamento della terra e dell’acqua, le diseguaglianze sociali…
Scaraventati nella realtà dura della vita, tutti cercano allora di salire più in fretta possibile, in un “mondo fatto a scale, dove che c’è chi scende e c’è chi sale” (come diceva Paz…).
L’altra menzogna riguarda il sapere stesso. Cos’è il sapere? Cosa si impara davvero? La risposta è semplice: si impara davvero solo quello per cui si nutre passione. Senza passione, senza l’ansia di conoscere, non si impara niente, si fa finta.
Ora se la passione è ridotta a “pensa a te stesso”, “fatti i cazzi tuoi” ecc. cosa mai potranno mai imparare i poveri giovani? Di cosa si potranno mai appassionare, oltre che di cose stupide, tipo soldi, macchine e ammennicoli tecnoevasivi, dagli auricolari all’extasy?
Ecco allora che la cosiddetta “meritocrazia”, la auspicata “selezione” più viene invocata come guerra di tutti contro tutti meno produce “risultati”, “merito” e cultura
Con la complicità di famiglie, televisione ecc. la scuola è oggi in gran parte ridotta a produttrice di “aspiranti furbetti” che sperano di fregare tutti gli altri, magari grazie a papà, ai soldi o alla figa.
E torno allora al principio.
L’egualitarismo del ’68, tanto temuta ed esorcizzata, era esattamente l’inverso.
Voleva fare della scuola una introduzione lucida, critica, consapevole al mondo, che è già intorno a noi, anche agli adolescenti. Non coltivare nei giovani l’idea/alibi della minorità (o della minore età), ma responsabilizzarli. Non tenerli chiusi e protetti come neonati, ma educarli a condividere il sapere, contro la mania del copyright e la fissazione del guadagno, felici della qualità del compagno o della compagna di banco, non vittime della frustrazione degli sconfitti, carica di odio e foriera dei mitragliamenti liceali americani.
Ma, si sa, il ’68 ha perduto da un pezzo per la cupa resistenza dei privilegiati e la cieca imbecillità di tanti pseudoriformisti liberali e liberisti.
Dunque di cosa meravigliarci se al ministero dell’istruzione e della ricerca invece di una Rita Montalcini c’è una Mariastella Gelmini?

Fabrizio Fabbri. "Libro di scienza maivisto".

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