Il ladro di Arcore
di Vincenzo Sparagna - 2-8-2013
Dopo venti anni di rinvii, furberie, prescrizioni, eserciti di avvocati strapagati e il/legittimi impedimenti, la trincea costruita da Silvio Berlusconi per restare (almeno formalmente) impunito è crollata. La sentenza della Cassazione del 1 agosto 2013 ha reso definitiva la sua condanna a 4 anni di carcere per frode fiscale (lo stesso reato che permise di beccare Al Capone). Ora dovrebbe essere cacciato dal Senato (visto che la condanna supera i due anni) e passare un anno agli arresti domiciliari (gli altri tre sono cancellati dall’indulto del 2006). Ma c’è pure la condanna a 7 anni (con interdizione perpetua dai pubblici uffici) già decretata in primo grado per l’affare Ruby. E infine ci sono ancora da celebrare i processi per la compravendita dei parlamentari, per le testimonianze false ecc. Insomma il ladro di Arcore, l’uomo che ha imbrogliato, ipnotizzato e imbarbarito gli italiani rubandogli non solo i soldi, ma la stessa coscienza e dignità, sembra in trappola. Ma attenzione a non farsi ingannare dalle apparenze. Non solo perché è un delinquente astuto, ma perché a difenderlo ancora oggi – per interesse e affinità - c’è tutta la criminalità politica ed economica di questa povera e martoriata Italia, televisioni, giornali e giornalisti che campano grazie ai suoi soldi, mafie senza scrupoli e senza frontiere, fascisti col fascio e senza fascio. E c’è anche un buon 25 per cento della popolazione che lo segue come i topi seguivano il pifferaio che li fece annegare. Milioni di brave persone che hanno il solo difetto di non capire niente. E altri milioni che sognano di essere come lui, che lo adorano proprio perché è un ladro e un puttaniere. E questa è la vera tragedia. Perché alla fine Berlusconi dovrà comunque scomparire, ma il berlusconismo sarà più difficile da espellere dalle coscienze e dalla società. È un veleno che ha reso torbide anche le sedicenti opposizioni, che ha inquinato l’aria e le acque. L’antidoto non è stato ancora trovato e non è neppure detto che ci sia, visto che il fenomeno Berlusconi è solo una parte (nemmeno la più importante) di quella barbarie capitalista che si è allargata come una macchia nera su tutto il pianeta. La condanna di oggi è solo un piccolo gol in una partita che l’umanità sta perdendo dieci a zero. Speriamo sia l’inizio di una rimonta pazzesca che però ogni giorno si fa sempre più difficile.
Vignetta di Cecigian, pubblicata su IL NUOVO MALE n.5 (marzo 2012).
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