Una tragedia ridicola
di Vincenzo Sparagna - 22-4-2013
Siamo all’epilogo di una commedia tragica: dopo le incredibili giravolte degli ultimi giorni, l’intero universo politico della vera destra berlusconiana e della pseudosinistra democratica si è ricompattato intorno alla ricandidatura di Giorgio Napolitano alla Presidenza della Repubblica. Non è il colpo di Stato di cui parla, con la consueta esagerazione paradossale, Beppe Grillo, ma non è neppure un normale passaggio democratico. Si tratta di una svolta grave, anzi gravissima, forse l’atto conclusivo della postdemocrazia bipolare, ormai trasformata in una nuova forma di dittatura dell’imbecillità. Ora assisteremo alla nuova Santa Alleanza della destra mafiosa e imbrogliona con una sedicente sinistra incapace di liberarsi della sua idiozia, corrotta e paralizzata. La candidatura alla Presidenza di Stefano Rodotà era l’occasione per aprire la strada a un profondo rinnovamento delle istituzioni e della Repubblica. Il ritorno di Giorgio Napolitano, con la conseguente formazione di un governicchio impotente, che viene chiamato governissimo grazie all’uso capovolto e orwelliano del linguaggio, è uno schiaffo pesante alla voglia di cambiamento dell’Italia di oggi, condotta alla miseria e alla rovina da un ceto politico inqualificabile.
Certo a questo esito grottesco ha contribuito anche l’arroganza ingenua dei parlamentari cinquestelle, che avrebbero dovuto avere da subito tutt’altro atteggiamento. Invece di respingere le proposte, in buona parte ipocrite e imbarazzate, di Bersani, avrebbero dovuto “andare a vedere”, sfidarlo a un confronto aperto. Ma di fronte alle giravolte recenti del PD, di fronte all’inciucio più imbecille e suicida del dopoguerra, anche gli errori dei Cinquestelle impallidiscono, diventano peccati veniali, frutto acerbo di una rabbia del tutto giustificata. Ora bisognerà fare i conti con l’intero fronte della vecchia e della nuova destra mascherata da centro democratico. Speriamo solo che il movimento di protesta sappia maturare e rovesciare per sempre l’infame seconda repubblica, che sotto le bandiere della governabilità e del bipolarismo ci sta conducendo tutti al disastro. Perché sull’Italia dei prossimi anni aleggia lo spettro di una Weimar moltiplicata per mille dalla crisi mondiale del capitalismo, di un vecchissimo Napolitano più sciocco dello stesso decrepito Hindemburg. Non ci sono le camicie brune, ma è meglio stare attenti. Dietro le trame oscure dei nuovi governicchi italiani c’è infatti la finanza mondiale che è cresciuta fino a schiacciare l’umanità intera, il capitale morto che sta strozzando la vita di miliardi di persone.
Vignetta di Giorgio Franzaroli, pubblicata su IL NUOVO MALE n.11 (dicembre 2012).
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