Il vecchio Oscar Luigi Scalfaro ha tuonato ieri da Piazza Santi Apostoli in difesa della Costituzione, ma sono tuoni senza lampi e senza temporali. Infatti da anni anche i sedicenti “democratici” stanno facendo di tutto per farla a pezzi.
Perché mentre tutti concordano che Berlusconi non può cambiarsela da solo, nessuno ricorda che la Costituzione venne approvata da una Assemblea Costituente eletta a suffragio universale senza premi di maggioranza e senza sbarramenti percentuali. Anche le regole allora fissate per le eventuali modifiche (il famoso articolo 138) si basavano su un Parlamento senza maggioranze artificiali e sbarramenti.
Quando nel 1953 la DC provò a introdurre un “premio di maggioranza” (che doveva peraltro essere “assoluta”, mentre attualmente va alla “maggioranza relativa”) la sinistra dell’epoca, comunisti in testa, si battè all’estremo, compreso l’ostruzionismo a oltranza, per bloccare quella che venne giustamente definita la “legge truffa”.
Questa lezione storica è stata negli ultimi anni completamente dimenticata. Con la scusa della “governabilità” e del “bipolarismo” la legge elettorale, già stravolta dalla riforma “maggioritaria”, è stata inquinata dal penultimo governo Berlusconi da due principi assolutamente antidemocratici: la nomina dall’alto dei parlamentari e il “premio di maggioranza”.
In base alla legge attuale (che il “centrosinistra” non ha nemmeno provato a cambiare quando è stato al governo…) il 60 per cento del Parlamento è nelle mani di una destra che ha raccolto solo la maggioranza relativa dei suffragi e i cui deputati e senatori sono stati “nominati” e non “eletti”.
Se pensiamo che al voto ha partecipato grosso modo il 75 per cento dell’elettorato, la maggioranza “assoluta” della destra corrisponde a poco più del 35 per cento dei suffragi degli italiani. In più, grazie allo sbarramento al 4%, quasi due milioni di voti non hanno avuto nelle ultime elezioni alcuna rappresentanza.
Che Parlamento è dunque quello che abbiamo? Un Parlamento non solo nominato dall’alto, ma che ha rinunciato al principio democratico di rappresentanza in nome del rafforzamento dell’Esecutivo.
Dunque il dettato costituzionale (art.138) secondo cui la Costituzione può essere cambiata solo da una maggioranza dei due terzi del Parlamento, o, in assenza di accordo, dalla maggioranza semplice (salvo un eventuale referendum affidato alla “potenza di fuoco” mediatica dell’attuale premier) assume, in presenza di un siffatto Parlamento con percentuali “truccate”, tutto un altro significato.
Lo stesso vale per la futura elezione del Presidente della Repubblica, cui sembra aspirare Berlusconi. Anche qui ci vuole la maggioranza dei due terzi, ma, se questa quota non si raggiunge, basta la maggioranza semplice (senza nemmeno bisogno di referendum confermativi…).
Siamo così al paradosso per cui la legge fondamentale dello Stato, ottenuta con tanti sacrifici, può essere cambiata da una minoranza che si pretende maggioranza in base a una legge elettorale infame e antidemocratica…
Questo è il problema. Ma su questo i sedicenti democratici, cultori del bipolarismo e della governabilità, non dicono una parola. Anzi la loro ultima “perla” suicidaria è stata l’introduzione, con voto unanime, dello sbarramento del 4% anche per le prossime elezioni europee.
Così le premesse legali per un regime neofascista ci sono tutte e alla loro definizione hanno partecipato, sempre sotto le bandiere della “governabilità”, anche i Veltroni e gli Scalfaro…
In ultimo tanti fingono di ignorare che c’è un 10 per cento della popolazione (5 milioni di cosiddetti migranti, tra i quali un milione di clandestini che, grazie alla Bossi-Fini, non possono regolarizzarsi) che non ha nessun diritto, tantomeno quello di voto.
La verità è che il vento fischia e la bufera infuria, ma a doversi muovere siamo sempre noi, quelli con le scarpe rotte… mentre Veltroni, Rutelli & C. chiacchierano, ma hanno gli stivaletti di lusso…
Vignetta di Fabrizio Fabbri.
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