Lev Golinkin
"Uno zaino, un orso
e otto casse di vodka"
di Vincenzo Sparagna - 27-1-2017
L'orrore della cosiddetta "soluzione finale" hitleriana, che portò ai campi di sterminio e all'assassinio di milioni di ebrei, ha oscurato a lungo e ancora nasconde le radici lontane dell'antisemitismo e la sua larghissima diffusione in occidente come in oriente. Questo romanzo storico e autobiografico racconta della difficile fuga di una famiglia di ebrei dall'Ucraina agli USA alla fine degli anni '80. L'antisemitismo che aveva prosperato nel vecchio impero zarista, nel quale periodicamente il potere scatenava la rabbia popolare in sanguinosi pogrom contro le comunità ebraiche, sopravvisse purtroppo anche nella Russia post rivoluzionaria. Anzi si approfondì durante il regime staliniano e continuò anche negli anni del cosiddetto "disgelo" e ancor più nell'era brezneviana. Ma questo libro rivela come anche dopo la fine della guerra fredda, negli anni della perestrojka e della glasnost di Gorbacev, esso fosse in Urss una realtà diffusissima che alimentava pregiudizi e comportamenti razzisti in ogni strato della popolazione. L'autore, all'epoca un bambino, ricorda il suo isolamento scolastico e l'impossibilità di avere amici per il fatto di essere figlio di una famiglia ebrea, anche se non particolarmente religiosa. Il racconto è una cronaca precisa del calvario pratico e burocratico delle centinaia di migliaia di ebrei che, lasciandosi alle spalle intere vite di lavoro, riuscirono ad ottenere il permesso di emigrare. Spogliati di ogni cosa, usando una richiesta di congiungimento familiare costruita spesso ad arte da alcune coraggiose organizzazioni ebraiche internazionali, poterono infine passare quella che era al tempo la "cortina di ferro" per venire prima parcheggiati per lunghi mesi in Austria, poi, grazie alla generosità di sconosciuti correligionari, lo status di rifugiati negli Stati Uniti o in Israele. Tutto è visto con gli occhi del bambino Lev: la rinuncia del padre al suo lavoro di ingegnere e della mamma a quello di medico, le umilianti perquisizioni al confine, l'enorme difficoltà della barriera linguistica in America per chi parlava solo russo. Un viaggio che il piccolo Lev, divenuto adulto, ripercorre all'inverso per ritrovare i luoghi e le persone che li avevano accolti e aiutati. Un romanzo pieno di note curiose e di umana ironia, che illumina una realtà poco nota, ma soprattutto è altamente istruttivo in un tempo come il nostro, nel quale milioni di profughi, non più solo ebrei, sono in fuga da persecuzioni e miseria per cercare una vita migliore.
Lev Golinkin, Uno zaino, un orso e otto casse di vodka
Baldini & Castoldi, pagine 325, euro 18,00
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