Trenta anni fa FRIGIDAIRE faceva la sua prima apparizione in edicola. Oggi l’uscita di quel mitico n.1 è avvolta in una specie di leggenda. Allora fu accompagnata dalle ansie mie, di Tamburini e degli altri per sapere come sarebbe andata. Eravamo tutti convinti di aver fatto una rivista notevole, ma che destino avrebbe avuto la nostra creatura stampata e come rinnovarla ogni mese senza annoiare ed annoiarci noi stessi? Nessuno lo sapeva.
Intanto ci scontrammo subito con le difficoltà degli edicolanti a capire di cosa si trattava. Molti lo mettevano nel cantuccio delle riviste porno, altri la seppellivano sotto il banco.
Mentre ancora non sapevamo nulla del n.1 già urgeva il n.2 e poi il n.3, il n.4 e gli altri, sempre senza sapere delle vendite (come accade anche oggi…).
Ed ecco i dati, ricostruiti mesi e mesi dopo. Il n.1 aveva tirato 60 mila copie per venderne appena 16. Il n.2 era salito a 17 e il n.3 a 19, ma il n.4 era ripiombato a 14 e il n.5 teneva a stento questa trincea. Le tirature si abbassarono. Dopo i primi due numeri già eravamo scesi a 40 mila copie. Nel frattempo i debiti ammontavano già a 150 milioni, tutti ovviamente garantiti da me che non avevo una lira. I nostro soci milanesi della prima ora, la Quadratum Spa, s’erano dichiarati indisponibili a garantire alcunché. Si aspettavano una rivista di satira, magari meno aggressiva de Il Male, e si trovavano tra le mani una rivista maivista di fumetti, reportage, racconti, immagini shock, per giunta piena di quella che a loro sembrava violenza e che per noi era solo cronaca perfino troppo pupazzata di un’epoca dura.
A ripensare quei lontani inizi sembra davvero incredibile la storia che poi ne è seguita: la nostra tenacia, la durata, la capacità di navigare tra le onde tempestose delle vertenze giudiziarie, della mancanza di certezze, dei lutti inaspettati.
Eppure anche oggi, in un pianeta cambiato, con collaboratori e collaboratrici che al tempo erano in fasce o non ancora nati, il cammino è tutto in salita.
Il viaggio rimane incerto non meno di quello che intraprendemmo nel 1980. La navigazione non è tranquilla, forse non deve esserlo.
Ogni mese dobbiamo superare il kif, l’onda che ti ributta a terra, quello sbarramento che il mare mette davanti a chi vuole salpare da una costa oceanica chiusa dai coralli.
E allora è solo questione di braccia. Forza sui remi! Non mollare la randa!
Il marinaio non si arrende al vento impetuoso, l’esploratore non teme la caverna buia.
Per fare grafica, come diceva, Tamburini, ci vogliono muscoli!
Nell'immagine in alto: la copertina di Frigidaire n.1 di Stefano Tamburini.
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