La censura del rumore
di Vincenzo Sparagna - 5-1-2013
Per secoli il potere ha mantenuto il suo dominio perseguitando e calunniando i dissidenti. L’informazione era negata, cancellata, nascosta. Ma negli ultimi anni questo scenario è radicalmente cambiato. Certo ci sono ancora dittature feroci che tentano di chiudere la bocca a chi le combatte, ma la forma più moderna di censura è diversa. Si basa sulla ridondanza, la ripetizione, l’indifferenza per il già visto, già sentito, già detto. Nell’era di internet il controllo si fonda sulla moltiplicazione parossistica delle notizie e delle opinioni. È come se fossimo passati da un luogo buio, in cui era difficile aprire anche piccole finestre di luce, a una piazza luminosissima, resa del tutto ingannevole da milioni di specchi.
In questo spazio accecante la realtà appare capovolta all’infinito. In luogo del silenzio siamo immersi in un rumore ininterrotto. Anche le notizie più terribili diventano banali e quotidiane. Ecco un delitto efferato, ed eccone un altro, ecco un massacro in un luogo lontano, ed ecco lo stupro feroce di una donna, un fallimento clamoroso, un disoccupato che si suicida, un corruttore prescritto. In questa vertigine senza fondo ogni emittente si adegua alla presunta attualità dell’ultima notizia, che fa svanire quella precedente. L’effetto è un’apparente comunicazione totale che maschera l’assenza di ogni comunicazione. Fenomeno simile al paradosso delle migliaia di amici di facebook, che nascondono la solitudine del singolo di fronte allo schermo del PC.
La difficoltà della cosiddetta controinformazione sta tutta qui. A inseguire i vecchi schemi di denuncia del potere si rischia di fuggire il lupo nascondendosi nella sua tana.
Vignetta di Ugo Delucchi, pubblicata su IL NUOVO MALE n.4 (gennaio 2012)
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