25 aprile tra passato e futuro
di Vincenzo Sparagna - 23-4-2015
Sono passati 70 anni dal 25 aprile del 1945, giorno in cui il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia, presieduto da Luigi Longo, Emilio Sereni, Sandro Pertini e Leo Valiani, proclamò l'insurrezione generale per liberare le città del nord prima dell'arrivo degli alleati. Ai fascisti si intimò "arrendersi o perire" e delle camice nere si fece un bel falò. Quel 25 aprile fu certamente il giorno più luminoso della resistenza al nazifascismo in Italia ed è giusto celebrarlo. Lo facciamo anche noi a Frigolandia con la Festa della Liberazione dei Frigoriferi Intelligenti, giunta alla sua XV edizione. Tuttavia ricordare l'insurrezione e la vittoria del 1945 non cancella le difficoltà e i problemi di oggi. Il mostro fascista sconfitto nella sua forma più barbara, non è finito con la morte dei due dittatori criminali Hitler e Mussolini, ma come l'Idra dalle cento teste ricompare in forme sempre nuove. Oggi in particolare una nuova bandiera nera islamista e sanguinaria sventola in Irak, Siria, Somalia, Nigeria, Libia e in altri luoghi dell'oriente musulmano. La sua natura ideologica religiosa non è meno pericolosa di quella del fascismo, poiché si basa sulla stessa divisione disumana tra chi merita di vivere e chi di morire. Le stragi e le persecuzioni contro i cristiani, gli ebrei, le minoranze, i diversi, ripetono lo stesso schema totalitario del nazifascismo, con una nuova aberrante fissazione bellicosa, in linea con i feroci dettami medioevali di buona parte del Corano. D'altra parte il nuovo nazismo religioso che avanza si iscrive in un contesto planetario in cui i popoli sono tuttora sottoposti alle logiche di rapina di gruppi politici e finanziari che agiscono con l’unica finalità di accumulare profitti. Il grande capitale si è infatti allargato su una scala ben più vasta di quella di un secolo fa e minaccia nella sua apparente "normalità" la stessa sopravvivenza della civiltà su un pianeta ridotto a un ammasso di rifiuti e veleni. Ricordare senza retorica il 25 aprile vuol dire allora rendersi conto che la vittoria del 1945 non è stata che un momento della lotta dell'umanità per sopravvivere, la scalata verso un mondo più giusto continua su una parete di roccia dura, lunga e difficile da superare. Perciò, mentre brindiamo alla Resistenza, non dimentichiamo i milioni di esseri umani in fuga dalle tante guerre combattute con armi costruite nelle nostre "pacifiche" fabbriche meccaniche, né le migliaia di annegati senza nome rispetto ai quali danno il voltastomaco gli appelli europei (non solo leghisti) a "distruggere i barconi" per bloccare la loro fuga dalle persecuzioni, dalla fame e dalla morte.
Ricordate: siamo una sola terra sotto un unico cielo
Disegno di Gianni Cossu (FRIGIDAIRE).
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