I cosplayer della rivoluzione
di Vincenzo Sparagna - 4-5-2015
Durante e dopo le giornate di Genova 2001, quando la polizia operò nel modo fascistoide che sappiamo, ho conosciuto diversi generosi compagni black bloc all'epoca ingiustamente accusati di essere provocatori. Già allora c'era tra noi, anche se uniti da una critica profonda al sistema capitalistico, un forte dissenso sulle forme di lotta, in particolare sulla scelta di distruggere presunti "simboli del mercato", pratica, secondo me, insensata e controproducente. Negli anni seguenti la distanza con loro è aumentata. E oggi credo sia giusto dire che con le devastazioni milanesi durante la manifestazione antiEXPO del Primo Maggio, la deriva teatral-simbolica dei black bloc fatta di macchine incendiate e vetrine sfondate, è arrivata al grottesco. Il gesto distruttivo che vorrebbe essere un segnale di protesta si è trasformato in uno sciocco replay delle quotidiane distruzioni provocate dal sistema fondato sulla concorrenza e la guerra. Nel caso di Milano, dove la polizia si è comportata in modo assai diverso da Genova, a trarre beneficio politico da queste inutili azioni vandaliche è stato esclusivamente il circo mediatico reazionario, mentre è stato silenziato chi voleva criticare gli sprechi e le contraddizioni dell'EXPO. In più le uniche a godere dei danni sono le ditte che hanno ottenuto gli appalti pubblici e privati per rifare vetrine, pulire palazzi, sostituire le auto bruciate ecc., mentre a pagare le spese non sono le multinazionali, ma tutta la popolazione, cioè il moderno proletariato diffuso fatto di commessi, bottegai, schiavi del lavoro neri o in nero. Insomma, cari compagni black bloc, combattere un mercato che divora le vite degli umani è necessario, ma fare della lotta un consu/mistico happening carnevalesco vestiti da cosplayer della rivoluzione è una stupida farsa che scimmiotta antiche tragedie e fa ridere solo i potenti e i loro clienti.
Vignetta di Ugo Delucchi, pubblicata su IL NUOVO MALE n.2 (novembre 2011).
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