Il M.A.M. è il Museo dell’Arte Maivista, ma che cosa è l’Arte Maivista?
Ecco come lo spiegavo nel progetto originale presentato nel 2004 al Comune di Castel Ritaldi e, attraverso il Comune, alla Regione Umbra.
Questo progetto, va ricordato, non venne accolto dalla Regione Umbra, in ogni caso quello che attualmente è stato realizzato nella Repubblica di Frigolandia obbedisce agli stessi criteri.
“L’Arte Maivista”, si legge nel progetto originale, “è quell’arte imprevista, multipla, alta, bassa, media, pop e anti-pop, inventata, e pubblicata - dal 1977 in poi - dalle riviste “certificate maiviste” come Frigidaire, Cannibale, Il Male, Frìzzer (su cui apparve per la prima volta nell’85 il “Manifesto del Maivismo” di Andrea Pazienza e Vincenzo Sparagna), Vomito, Tempi Supplementari, Il Lunedì della Repubblica, il Nuovo Male, la Piccola Unità ecc. ecc.
Queste riviste, tutte al principio originali esperimenti autonomi, sono divenute poi, non solo in Italia, dei modelli di comunicazione “altra” per l’originalità dei loro autori e collaboratori (dei quali - tra l’altro - moltissimi sono oggi tradotti e amati in decine di paesi).
Il Maivismo è un’arte multiforme, con autori spesso diversissimi tra loro, ma uniti nel rifiuto - ironico e consapevole - della “storia ufficiale dell’arte”, ovvero del “pensiero unico” dell’estetica dominante, che si basa sulla distinzione sistemica tra “arte per il popolo” e “arte per le elites”.
Il Museo/Laboratorio è un’idea originale, appunto “maivista”. Non è solo una rassegna antologica e “storica” (peraltro unica al mondo per quantità e qualità), ma un “percorso conoscitivo”, un viaggio nell’arte “futura”, che già vive in embrione nel nostro presente, spesso sotto vesti impreviste e insolite…
Al Museo vero e proprio fa poi da sponda attiva un Laboratorio di ricerca e invenzione maivista, luogo di incontro di intelligenze vecchie e nuovissime, università pratica (platonico-aristotelica) per artisti giovani e “anziani”, giardino teosofico della meditazione, campus globale del sapere.
Un Laboratorio pensato non solo in funzione della trasmissione di tecniche e metodi, ma come centro di produzione d’arte e progetti, vivaio di nuovi talenti.
Il Museo è il luogo della spettacolarizzazione delle opere dei grandi autori e inventori del maivismo (da Pazienza a Tamburini, da Sparagna a Cadelo, da Caro a Scozzari, da Mattioli a Liberatore, da Delucchi a Franz Ecke, da Topor a Teobaldelli ecc.), il Laboratorio ha il compito di rendere la lezione di questi maestri combustibile vivo di nuove produzioni e idee che reggano la sfida fantascientifica del nostro tempo inquieto.
Da sottolineare come il Museo/Laboratorio/ Università popolare dell’Arte Maivista trovi nella collocazione “locale”, “paesana”, “periferica” (specie in una regione di antica tradizione rinascimentale come l’Umbria) un suo particolare punto di forza.
Non è solo un singolare polo di attrazione (turistico-conoscitiva) per tantissimi giovani italiani, europei e d’oltremare, ma anche una ri/affermazione forte di come la provincia moderna possa divenire metropoli utopica di un futuro più vivibile e felice.
(Nelle immagini: il manifesto dell’Arte Maivista - al centro - e particolari di opere di Vincenzo Sparagna e Andrea Pazienza - in alto e in basso)
[Visita il Museo]
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